Il mito di Crono by Ettore Perrella

Il mito di Crono by Ettore Perrella

autore:Ettore Perrella [Perrella, Ettore]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: La ragione freudiana - 3
editore: Polimnia Digital Editions
pubblicato: 2023-09-26T22:00:00+00:00


3. 2. 3. Credere e non credere

Partiamo allora da un esempio di sconfessione che comporti effettivamente due credenze contrastanti entrambe coscienti, esempio che sarà molto facile trarre da quanto Octave Mannoni, come abbiamo già ricordato, ha detto a proposito del meccanismo del «sì lo so... ma comunque», che spiega tanti meccanismi soggettivi molto comuni, come tutti quelli che hanno a che vedere con la credenza. Tutti noi senza dubbio sappiamo che nessun oroscopo ci dirà mai che cosa accadrà domani, ma comunque continuiamo a leggerlo, quando ce ne capita uno sotto mano. Quando crediamo qualcosa, nello stesso tempo, di solito, non la crediamo mai del tutto. E questo non vale solo per l’oroscopo, ma anche per contenuti molto diversi, che stanno alla base della vita quotidiana di chiunque, per esempio nella religione. Chi crede che l’ostia consacrata sia il corpo di Cristo, per esempio, fino a che punto non pensa anche che sia solo un pezzo di pane? O, quando andiamo a vedere un film, e ci appassioniamo nel seguirne le vicende, come se fossero reali, tuttavia sappiamo benissimo che la storia è totalmente inventata. Questo elenco potrebbe continuare molto a lungo. In tutti questi casi interviene senza dubbio una scissione dell’io, anche se qui non si tratta di nessun feticcio e di nessun sintomo nevrotico, perché non si produce nessuna rimozione, tanto più che gli interessi in base ai quali ci scindiamo sono, alla fin fine, abbastanza secondari. La scissione dell’io, di conseguenza, in questi casi, si configura in termini radicalmente differenti da quel che accade nella genesi del feticismo, perché nessuno si sente obbligato a essere sempre e totalmente conseguente con i princìpi che dice o crede di accettare.

Certo, viene da chiedersi se la scissione dell’io, qui, abbia qualche relazione con quella, che ha conseguenze molto più determinanti, che consente a un perverso – per esempio a un esibizionista – di comportarsi come una persona normalissima, eccetto che in quei momenti in cui può compiere l’atto in cui consiste la sua perversione (almeno se a questa parola diamo il suo significato descrittivo). Ricordiamo poi che, dal punto di vista clinico, un perverso non è tale solo per pochi minuti, quando gli capita la possibilità di compiere un determinato atto, ma lo è comunque, in qualunque situazione e qualunque cosa faccia, altrimenti la perversione non sarebbe una struttura clinica. In effetti, il problema che stiamo affrontando si può risolvere solo in un modo: distinguendo la meccanica del comportamento dalla struttura che la rende possibile. È da notare d’altra parte che la stessa espressione «atto perverso» può trarci in inganno, dal momento che manca totalmente, qui, quel fattore etico di scelta che rende quello che facciamo un atto, quando la nostra decisione è libera. I perversi, in altri termini, compiono dei passaggi all’atto, più che degli atti. Come si vede, qui tocchiamo un punto che sembra difficile inserire in quella meccanica delle significazioni e delle formazioni dell’inconscio per la quale, nella psicanalisi freudiana o lacaniana, sembra esserci ben poca libertà di decidere alcunché.



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